Math Science Chemistry Economics Biology News Search
Recentemente, sono state avanzate anche le prime ipotesi sulla composizione interna e sulla storia del pianeta. Ci sono due teorie riguardo alla composizione interna del pianeta: la prima parla di una crosta di 230 km di ghiacci, con un nucleo di roccia di silicati; la seconda di una crosta di 250 km di ghiacci seguite da 100 km di materiale organico (ammoniaca e metano) e dal nucleo di roccia di silicati. La storia del pianeta, invece, dovrebbe essere questa: Plutone era un asteroide o un satellite di Nettuno molto grande, che si è stabilizzato orbitando attorno al Sole; successivamente, la collisione con un corpo pari alla metà delle sue dimensioni gli avrebbe fatto perdere una grossa quantità di materiale che, compattandosi, avrebbe dato vita a Caronte.
Le sonde Voyager e Pioneer, che hanno visitato tutti i pianeti esterni alla Terra, non sono potute passare da Plutone, compromettendo la possibilità di conoscere gli ultimi pezzi del puzzle che lo riguarda. La sonda Hubble invece sta lavorando per fornirci dei dati più sicuri attraverso le sue fotografie scattate dall’esterno dell’atmosfera terrestre.
Sono però in preparazione delle missioni che dovrebbero finalmente portare all’avvicinamento del nono pianeta. Dal 1991 al 2000 ha lavorato una squadra di scienziati che aveva a disposizione un’immensa quantità di supertecnologie per mettere a punto una sonda in grado di esplorare il pianeta, secondo il motto della NASA «più veloce, migliore, più economico». La missione, denominata Pluto-Kuiper Express, doveva partire nel 1999, ma, dopo un primo rinvio al 2000, è stata del tutto cancellata. Un’altra possibile missione è New Horizons (Nuovi Orizzonti), che dovrebbe partire entro il 2020.
Comunque, il sistema solare non è finito qui. Come Kuiper aveva già ipotizzato, nel 1992 si è avuta la conferma che oltre Plutone si estende una fascia amplissima di asteroidi. Il primo corpo catalogato è stato 1992 QPI (poi chiamato Smiley), scoperto dalla squadra di David Jewitt e Jane Luu a Mauna Kea, Hawaii. Questa fascia più vicina a Plutone è stata chiamata Fascia di Kuiper, mentre una parte più lontana di sole comete che avvolge interamente il sistema solare Nube di Oort. Fino ad oggi sono stati scoperti almeno altri cento corpi simili, ma si ritiene che ne esistano a milioni.
Le più recenti teorie affermano che oltre a questi piccoli corpi esisterebbe anche la “partner” del Sole. Questo astro sarebbe addirittura una stella, chiamata Nemesi. Gli studiosi Davis, Piet Hut e Richard Muller ipotizzano che il Sole sia una stella doppia, cioè abbia una gemella molto più piccola che gli ruota attorno con un periodo di rivoluzione di poco meno di un miliardo di anni. La gemella, Nemesi appunto, sarebbe una stella nana rossa di magnitudine tra la 7 e la 12. Ancora non si è riusciti a catalogarla con esattezza, ma si è riusciti a restringere il campo a circa 3000 stelle. Comunque, la teoria è stata proposta dopo vari studi sull’estinzione di massa di molte specie terrestri (come i dinosauri): si è scoperto, infatti, che queste estinzioni avvenivano con una periodicità costante che forse era causata dal movimento di un corpo molto grande all’interno della Nube di Oort che induceva i corpi celesti ad avvicinarsi al sole e a compiere delle orbite molto ellittiche come quelle delle comete. La teoria venne pubblicata nel 1984 su Nature, ma si tratta solo di un’ipotesi, tuttora i ricercatori stanno studiando il cielo in cerca degli ultimi tasselli per completare questo gigantesco puzzle.
Ringrazio per la collaborazione il professore Gianfranco Faillaci e il mio amico Jonathan Holman.