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> Editorial 3-2011 Issue: 2011-3 Section: Editorials

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La crisi del sistema scolastico

 

Nikos Chatzarakis

 

Cari lettori,

mentre il nuovo numero della Rivista vi giunge nelle mani, è giunto il momento di valutare il nostro lavoro. Ancora una volta dozzine di articoli sono giunte alla redazione nella trepida attesa di una loro pubblicazione da parte dei loro autori. Un gran lavoro per il quale tutti (studenti e insegnanti) meritano il nostro plauso.

Quale nuovo membro della “compagnia” della Rivista debbo dire che sono lieto di constatare che alcuni giovani, specialmente studenti, sono disposti a lavorare con impegno e dedizione in campi che la scuola, talvolta, contribuisce a renderceli ostici. Con i loro articoli, tanti ragazzi ci dimostrano quanto interessanti e persino affascinanti possano essere le scienze.

Giungiamo, così, al nocciolo della questione dei nostri giorni: il sistema scolastico.

Sono giunto a ritenere, con timore, che la distanza che separa il sistema e gli studenti si faccia sempre più ampia e, sempre più frequentemente, osserviamo studenti ed insegnanti allontanarsi dai principi fondamentali dell’istruzione. Penso che possiamo parlare apertamente di “crisi dell’istruzione”.

La prima indicazione di questa crisi è la paura e persino l’odio che molti studenti dimostrano per discipline quali matematica, fisica, chimica e biologia. Gli studenti, naturalmente, affrontano prevenuti queste materie. Ritengo, tuttavia, che le loro riserve mentali derivassero principalmente dalla loro poca conoscenza della vera natura di queste lezioni o dalla loro indifferenza verso queste scienze; entrambe le opinioni sono comunemente condivise. Nonostante ciò, in questi ultimi anni avverto un crescente disinteresse tra gli studenti e le lezioni, un disinteresse che porta verso un odio tra gli esseri umani e le scienze.

Un altro segno caratteristico è la relazione tra gli studenti e le loro ricerche Nella Corea del Sud, per esempio, la convinzione che tutto sia acquistabile (e ciò è stato ben inculcato) e l’ignoranza che regna in certi studenti, fa sì che essi smanettino alacremente in Internet per trovare una ricerca pronta de acquistare. In Grecia, dove per la prima volta è stata introdotta la disciplina “Ricerca e Progetto” nel curricolo scolastico, ho avvertito per la prima volta un desiderio di fuga tra gli studenti; ho notato una certa avversione per il lavoro di gruppo. E, tuttavia, la collaborazione è la base del progresso scientifico.

È mia opinione che la scuola abbia a che fare con alunni abituati al lassismo e al “glamour” loro inculcato dai media e dalla società moderna. Gli insegnanti devono fronteggiare studenti che maneggiano meglio di loro le nuove tecnologie (computer e videogame) senza curarsi della scienza che le ha create. Allo stesso tempo la politica scolastica non cerca di modernizzare le

discipline “odiate”, cosa abbastanza semplice se le nuove tecnologie e i laboratori entrassero a pieno titolo nelle scuole. E, naturalmente, non si incoraggiano gli studenti ad affrontare una lavoro più duro, il che rispecchia perfettamente il nostro mondo.

Spero (e mi auguro) che un sempre maggiore numero di studenti e di insegnanti sappiano apprezzare il sapore di questa rivista (e di progetti similari) per iniziare a lavorare con amore su questi argomenti. Il tempo delle scienze per pochi eletti deve giungere al termine, e con questa speranza attenderò con ansia il prossimo numero della “nostra” Rivista.